Il 14 aprile l’assemblea nazionale dell’Associazione dei Datori di lavoro Italiani (A.D.I.) ha approvato la proposta pervenuta dai soci fondatori che hanno avuto l’amabilità di indicarmi alla carica di presidente nazionale. Raccolgo il testimone dalle mani del fondatore e da quella autentica fucina di idee che risponde al nome di Secondo Martino. Ringraziarlo non è solo un atto di mera cortesia ma è soprattutto il riconoscimento di un lavoro, svolto dal mio predecessore, attento, scrupoloso e lungimirante.
Per me è sicuramente un impegno gravoso e sfidante, non privo di ostacoli di ogni genere.
Ma chi mi conosce sa che rispetto ad iniziative che presentano tali caratteristiche non mi sono mai tirato indietro con risultati sempre in linea con le aspettative.
In un tempo in cui i concetti della rappresentanza e della rappresentatività sono messi in discussione da un clima politico e sociale che sembra aver dimenticato il ruolo avuto dall’associazionismo, costituzionalmente tutelato, nella crescita e nello sviluppo dell’Italia, è quanto mai opportuno dare voce ad interessi, aspettative ed esigenze del mondo delle imprese che, unitamente al mondo della rappresentanza sindacale dei lavoratori, ha svolto il ruolo di spina dorsale dell’economia italiana.
Pertanto il mio ruolo si caratterizzerà primariamente per organizzare e strutturare ancora di più sul territorio nazionale la presenza dell’associazione creando i presupposti per un suo giusto e legittimo riconoscimento nel panorama nazionale dei soggetti portatori di interessi diffusi. Ma la mia attenzione si rivolgerà soprattutto a creare ponti e collegamenti, culturali ed istituzionali, con le varie anime della rappresentanza datoriale in Italia, convinto che la diversità è ricchezza e non un limite.
Naturalmente, sono convinto che le politiche del governo centrale e di quelli regionali non sempre sono state in linea con le aspettative del mondo imprenditoriale e di quello del lavoro, più in generale. Pertanto eserciterò la mia funzione cercando di essere un pungolo propositivo rispetto alle tante scelte, centrali e periferiche, che nei prossimi anni il nostro Paese è chiamato a prendere.
Non saremo un soggetto passivo ma saremo un soggetto che, come il lievito di farina, dovrà far crescere e sviluppare i germi delle professionalità. Come Diogene andremo alle ricerca di talenti, materiali ed immateriali, di cui sono ricche e pregne le nostre città, le nostre terre, le nostre montagne e le nostre contrade, così come saremo costantemente vicini ad ogni problematica che il mondo dei nostri associati sarà chiamato ad affrontare, come quelle della sempre più gravosa fiscalità, quelle della eccessiva burocrazia e quelle di nuovi modelli economici e di lavoro che, sostituendo i vecchi modelli fordisti, caratterizzano l’attuale mondo della globalizzazione.
Per fare tutto ciò non potrò agire da solo. Del resto la mia storia all’interno delle istituzioni pubbliche dimostra che il piano di lavoro che proporrò si caratterizzerà per democrazia, coralità e concretezza.
Voglio che A.D.I. possa legittimamente contribuire alla crescita della nostra Nazione, dimostrando che affrontare insieme i problemi è lo strumento per superarli.
Porto con me da sempre una massima di Seneca che ripropongo qui con assoluta convinzione “non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.
Issiamo insieme le vele giuste per navigare più tranquilli in un mare comunque procelloso!
Nicola Di Iorio